Semplicemente Chicchi
Chicchi: un piccolo nome per una persona infinitamente speciale. Queste due sillabe musicali hanno rappresentato la colonna sonora della mia stagion lieta, risuonando durante le mie feste di compleanno, le mie estati, i miei Natali ed è i. ne vitabile che oggi portino con sè un’eco di ricordi, immagini, sensazioni che lo scorrere del tempo non cancella, ma rinvigorisce.
Francesco è nato un anno e quindici giorni dopo di me, il che vuol dire che il mio pensiero razionale non ricorda come fosse la vita prima della sua nascita, mentre rievoca il passeggino condiviso, i giochi inventati, le case sull’albero, gli scherzi e le risate. Non è semplice descrivere Chicchi come persona perchè sono tante piccole cose che lo rendono unico.
Francesco era speciale perchè sapeva scherzare: la mattina si arrampicava sull’albero del nonno Tommaso e mi veniva a svegliare, facendomi letteralmente saltare nel letto per lo spavento, dopo iniziava a San Foca la nostra giornata fatta di giochi che sapeva rendere sempre originali: allestivamo la bancarella dei Topolini usati nella veranda di S.Foca, sperando nella generosità di qualche acquirente ( quasi sempre gli zii!) e, andando a comprare il pane, spendeva il resto sistematicamente in ruote di liquirizia morbide ed appetitose. Aveste dovuto vedere la rabbia di Don Niceta quando, di nascosto, Chicchi faceva suonare la piccola campana della Chiesa!
Aveva un amore sfrenato per il mare: non rinunciava mai a buttarsi nell’acqua, anzi più era agitato, più si divertiva a tuffarsi nei cavalloni che lo trascinavano lontano; amava andare in barca e trascorreva ore pescando e raccogliendo ricci. Quando andavamo alle Isulasce, lo vedevo sparire e dopo un po’ riemergere portandomi qualcosa: un polipo, qualche conchiglia; l’acqua era probabilmente l’elemento in cui riusciva ad esprimere meglio il suo desiderio di libertà.
Francesco era speciale perchè era divertente: difficile dimenticare la mattina in cui serrò la nonna in camera da letto, facendo disperare l’intera famiglia che non capiva dove fosse finita o la corsa affannosa di Suor Gisella fino al semaforo di Viale Otranto il giorno in cui, in prima o seconda elementare, pensò di scappare via da scuola! Potrei ancora raccontarvi di quando per l’anniversario di nozze d’argento della zia Rosellina e dello zio Franco “sistemammo” insieme la macchina per l’uscita dal ristorante: fiori sul cruscotto, fiocchi di carta igienica sulla carrozzeria e le immancabili lattine legate al paraurti, in verità, ho difficoltà a ricordare una serata più divertente di quella!
Il mondo di Chicchi era animato da mille colori: sapeva cogliere pienamente la bellezza dell’infinitamente piccolo e gioire della semplicità dell’esistenza, trovando in tutto ciò quell’appagamento che spesso le persone inseguono, ma che pochi raggiungono, era forse questo il segreto della sua serenità ed è in tutto ciò che oggi ho imparato a ritrovare il suo spirito: nel verde del mare, nel turchese del cielo, nella luce abbagliante del nostro sole salentino che illumina ogni cosa, rendendola unica con il suo scintillio.
L’ultima sera che abbiamo trascorso insieme, siamo stati seduti sui gradini di S. Croce, ascoltando un concerto jazz: era agosto ed era venuto ad accompagnare Natalì, come faceva sempre. Mi ha raccontato del suo viaggio a Bruxelles, gli ho detto che di lì a poco sarei partita per Salisburgo. Ci siamo salutati come sempre, ridendo e prendendoci in giro, ed è quella l’ultima immagine che conservo: il suo sorriso. Trovare un senso a ciò che è successo dopo un mese non è stato semplice e forse non lo è ancora, tuttavia vita , si uti scias, longa est.
Chicchi era tutto ciò perchè ha saputo impiegare pienamente con gioia il tempo che ha trascorso con noi, ne è testimonianza il ricordo che ne conserviamo ogni giorno ed il fatto che, grazie ad esso, tanti bambini hanno oggi la possibilità di vivere un’esistenza migliore, sorridendo alla vita così come sapeva fare lui.
Gabriella Sansonetti